05 Nov Diario di un giorno x di una titolare esaurita
Che giorno siamo? Chi lo sà… questo gioco strano, iniziato nel mese febbraio mi ha fatto sinceramente perdere la capacità di collocarmi temporalmente.
Pensare che a marzo, aprile e un po’ maggio ero convinta di aver passato il periodo peggiore di tutto questo casino! Ah che pivella!! Quello non era niente! Da settembre il gioco ha iniziato a delinearsi, sempre di più, ed è diventato sempre più spaventoso. Siamo passati prima da un Etchiù “ohhhh mio dio tamponeeeee” ad un “ho fatto il vaccino ieri, il bimbo ha dell’alterazione” “assolutamente tampone anche se è sicuramente febbre da vaccino” per arrivare verso ottobre, quando ormai iniziavamo già a spuntare i giorni sul calendario quasi a voler mettere nero su bianco che continuavamo a sopravvivere, “ ho perso gusto e olfatto” “ stia serena non è covid”. Si, come no.
Mi sento a bordo di una barca che piano piano sta andando alla deriva, perché circondata da un qualcosa che è decisamente più grande e molto più forte di me, anzi molto più forte di tutti noi. Ma se io mi sento così, tutte quelle persone meravigliose che ogni giorno sono in prima linea come si potranno mai sentire? Coloro che ci stanno proteggendo da questo nemico invisibile, dove la trovano tutta questa forza?
Io penso di essere comunque molto fortunata, qui anche se il sistema è indubbiamente in difficoltà per mille motivi, tra che si trovano positivi dietro ogni angolo, tra i medici di base che ti dicono una cosa, pediatri che ne dicono un’altra, dipartimento di prevenzione che ne dice un’altra ancora, le cose vanno avanti senza lasciarci del tutto soli e in balia di noi stessi e delle nostre difficoltà.
Però è una fatica talmente grande che ad un certo punto, io che ho sempre voluto e lottato per la riapertura mi sono trovata a pensare “se deve essere così, chiudiamo tutto e lasciamo decongestionare il sistema altrimenti diventiamo pazzi”. Poi a mente lucida e fredda, torno sui miei passi, vedo i bambini, vedo quanto bene fa a loro stare insieme, e vedo soprattutto che capiscono la nostra stanchezza. Ti fanno quel sorriso in più come per dire “maestra non sei sola, ci sono io stai tranquilla”.
Molte persone non si rendono minimamente conto del carico che abbiamo sulle spalle, un carico emotivo, un carico di responsabilità:
- sulle spalle abbiamo, bambini, con le loro rispettive famiglie, che non sono solo mamma e papà ma anche nonni, zii e chi li aiuta nella quotidiana gestione delle routine;
- sulle spalle abbiamo le nostre dipendenti e le loro famiglie;
- sulle spalle abbiamo noi stesse e le nostre famiglie. E chi ha sulle spalle noi? Forse lo stato? Bene, allora siamo fregate.
Quando leggo commenti orribili sul nostro mondo e di quanto esso possa essere sacrificabile perché nel 2020 da molti è ancora considerato inutile, mi va il sangue al cervello. L’importanza dei servizi 0/6 è un qualcosa che voi non potete capire. Il lavoro che c’è dietro neanche. La responsabilità poi non ne parliamo.
Ogni giorno stiamo ad ascoltare le storie delle nostre famiglie, che sono in difficoltà, che vivono di ansie da DPCM della domenica come me e come ormai ognuno di noi. Famiglie che sono state messe in ginocchio da queste ultime restrizioni, e ricordate, a cascata tutto questo tocca tutti quanti. Tutti.
Però in questo momento siamo chiamati tutti a fare la nostra parte, il nostro lavoro! Con serietà, prudenza e testa! Dobbiamo non intasare i pronto soccorso, dobbiamo non non fare tamponi a caso, col il rischio di perdere per strada gente che ne ha veramente bisogno. Dobbiamo usare la mascherina, mantenere il distanziamento e igienizzare le mani.
Dobbiamo imparare nuovamente a rallentare, sederci e dedicarci del tempo: Possibilmente con un prosecco o una birretta in mano.
Duri i banchi. Ce la faremo. Esaurite si, ma ce la faremo.